SI Club di Lugano incontra Carla Del Ponte

Carla Del Ponte, socia onoraria del nostro Club, già giudice istruttore, Procuratrice generale della Confederazione nonché procuratore del Tribunale Penale Internazionale per l’ex-Jugoslavia e membro del Tribunale penale Internazionale per il Ruanda, martedì 17 maggio ha tenuto una conferenza nella nostra sede sulle sue esperienze passate e presenti. L’intervento è ruotato attorno al tema “La giustizia internazionale dalla parte delle vittime” e si è concluso con aneddoti sugli incontri con i grandi della terra.

Del Ponte è da cinque anni membro di una Commissione ONU (con uffici a Ginevra e 17 investigatori), la cui attività originariamente era prevista sull’arco di soli tre mesi, che indaga sui crimini di guerra commessi in Siria. Con lei operano tre colleghi di nazionalità statunitense, tailandese e brasiliana. Il mandato è di scoprire le violazioni dei diritti umani nella guerra in Siria e raccoglierne le prove. Ogni sei mesi la Commissione presenta i risultati del proprio lavoro e chiede giustizia per le vittime. Svolge varie inchieste, ma non può recarsi in Siria, limitandosi ad agire nei Pesi limitrofi e relativi campi profughi, interrogando siriani in fuga e disertori.

Con la premessa che nelle guerre l’imperativo è di non toccare i civili, la relatrice ha ribadito come la Commissione faccia inchieste e raccolga prove, ma poi – ha concluso amaramente – “non succede più nulla”, in quanto, a suo parere, manca la volontà politica internazionale di mettere la parola fine al conflitto. “Non c’è giustizia per la Siria e le sue vittime. La guerra sta distruggendo il Paese”, ha aggiunto. Se tornasse la pace, i siriani rientrerebbero a casa, ma l’interesse politico è che ci sia una guerra, interesse legato anche alla vendita di armi.

Carla Del Ponte si è soffermata sulle vittime “di cui si avverte il dolore”. Fa male constatare il trattamento dei bambini, alcuni rimasti mutilati, altri che muoiono di fame. E di bambini continuano a nascerne tanti nelle zone di guerra. Nella Valle della Beqa (nord-est del Libano) Del Ponte ha conosciuto una maestra siriana che aveva organizzato una piccola scuola; con una colletta sono stati raccolti dollari per poter comperare almeno libri e quaderni.

Nel caso della ex-Jugoslavia, ha detto invece la relatrice, si è ottenuta giustizia. Questa è stata infatti la volontà di Stati Uniti e Russia. I 161 accusati sono stati così tutti arrestati, anche se non tutti condannati.

Non senza una punta d’ironia, l’ex-procuratrice ha ricordato i suoi numerosi incontri con i più potenti politici internazionali che, dato il suo ruolo istituzionale, non potevano negarle udienza. Solo due si sono negati: il Papa, a cui avrebbe voluto tra l’altro chiedere di fare pressione sui vescovi perché in alcuni conventi cattolici in Croazia si nascondevano fuggiaschi ricercati, e Angela Merkel. Non ha mai incontrato neppure Vladimir Putin, in quanto in Russia Carla Del Ponte era considerata “persona non grata” (quale procuratrice si era infatti occupata di casi di corruzione per lavori al Cremlino e aveva bloccato denaro a Ginevra e Lugano).

Al termine, numerose le domande della platea. Dai suoi rapporti con il giudice Falcone, alla scorta delle guardie del corpo (ci sono solo quando va in missione, è stata la risposta), al peso dei media nell’informare sulle guerre.

Verena Schmid Bagdasarjanz, Club Solothurn