ABBIAMO SCELTO DI ESSERCI, COMUNQUE

Chi si immaginava la nostra vita di Soroptimiste dopo febbraio 2020? Prima di allora eravamo concentrate sui nostri progetti di aiuto alle donne maltrattate, ad avere un occhio in più per l’educazione alla non violenza sulle compagne di vita, ad incoraggiare le giovani donne del nostro Conservatorio…poi tutto d’un tratto ci siamo rese conto che avevamo un’altra sfida da attuare. Una sfida che ci ha lasciate sgomente perché eravamo impreparate ad accettare che ci fosse un pericolo così immediato per le nostre vite e per quelle di chi amiamo.

Non sappiamo bene quale è stata la molla che ci ha fatto reagire in modo equilibrato ma anche concreto. Di fatto ci siamo riunite su una piattaforma, abbiamo stabilito che dovevamo continuare la nostra opera e che proprio perché avevamo questa emergenza dovevamo reagire in modo sistematico. La tecnologia ci è venuta in aiuto e grazie a questo abbiamo potuto continuare le nostre iniziative. Grazie a zoom, abbiamo continuato a vederci tutti i mesi, permettendo anche la frequentazione del Club a distanza. Anche l’Assemblea Generale è stata svolta online con votazione online e postale. Con questo abbiamo portato una profonda novità nel nostro modo di incontrarci e decidere (multicanalità) che intendiamo mantenere anche negli anni futuri per promuovere la nostra attività associativa e la nostra capacità di apririci al mondo, anche influenzandolo con la nostra forza di opinione.

Il focus più importante lo abbiamo realizzato come continuazione naturale del nostro impegno durante l’Orange Day verso le donne maltrattate e contro la violenza sulle donne. Una serie di relatori in video conferenza ci hanno aiutato a capire quali sono le reali necessità che le forze dell’ordine e le associazioni femminili impegnate incontrano ogni giorno e ci hanno dato le chiavi di lettura per proseguire nel nostro lavoro.

Concretamente, ci siamo date da fare per realizzare una raccolta di fondi, indumenti e generi di prima necessità per i migranti fermi in Bosnia, sotto la neve e in condizioni disumane peggiorate anche dalla pandemia. Uomini e donne abbandonati a se stessi senza alcuna prospettiva di futuro immediato.

Per concludere, ci è venuta in mente una considerazione rispetto a questa grave emergenza che stiamo tutt’ora vivendo. Ciò che è avvenuto in questo periodo unico, i momenti che abbiamo vissuto, ognuno con i propri intimi convincimenti, è come se stessimo vivendo in una bolla di attese. Attese antiche ed inverosimili tanto da essere vere. In questa condizione di attese, siamo chiamati a sostenere e sostenerci, ed a scegliere di esserci.

Patrizia Riboldi
05.05.2021